
"Dopo mesi di sterili polemiche, il settore Urbanistica del Comune di Lecce ha ufficialmente comunicato alla società proponente i motivi ostativi alla realizzazione dell'impianto di biometano - ha dichiarato l'
assessore al ramo, Gianpaolo Scorrano.
Nonostante i pronostici di un probabile via libera e l’assenza di pareri
negativi vincolanti da parte di tutti gli Enti che hanno partecipato
alla Conferenza di Servizi, l’Ufficio urbanistico ha evidenziato nel
proprio provvedimento le diverse criticità tecniche e progettuali, non
limitandosi all’impatto paesaggistico e al mancato rispetto della
distanza dall'abbazia di Cerrate e, ancor più, dalla cava dismessa.
Le principali problematiche riscontrate:
1. Impatto odorigeno: si ritiene che gli odori prodotti dall’impianto,
soprattutto in primavera ed estate con le alte temperature, possano
danneggiare il territorio circostante, incluso l’abbazia di Cerrate e la
vicina masseria Melcarne.
Inoltre, manca la progettazione di qualsivoglia opera per mitigare la
diffusione degli odori.
2. Viabilità e traffico: non è stato previsto un piano per gestire il
traffico generato dall’impianto, in una zona di alto valore ambientale e
turistico. Questo potrebbe causare un significativo aumento
dell’inquinamento acustico e atmosferico, con impatti negativi sui
residenti e sulle attività ricettive della zona.
3. Collegamento al metanodotto: non è stato presentato un progetto per
collegare l’impianto al metanodotto di trasporto esistente, che
richiederebbe un’ulteriore autorizzazione specifica (AUA).
Il Comune di Lecce ha lavorato sodo e con attenzione, valutando non solo
le distanze legali dai siti tutelati, ma anche i potenziali impatti
ambientali e sociali su un’area di particolare pregio già compromessa
dalla presenza di numerosi impianti di energie rinnovabili.
Ai sindaci di Surbo e di Trepuzzi, che tanto “inutile polverone” avevano
alzato prima ancora di conoscere l’esito della Conferenza di Servizi e
il pronunciamento del competente Comune di Lecce, si chiede ora analoga
presa di posizione, oltre all’adozione di tutti gli atti consequenziali
(revoca dell’AUA), per la chiusura immediata dell’impianto di Biogas di
proprietà dell’Eni ricadente in territorio surbino e che, ad oggi,
risulterebbe ancora inadempiente rispetto alle prescrizioni effettuate
da Arpa Puglia più di un anno addietro.
È giunto il momento di passare dalle parole ai fatti. Si chiudano,
dunque, tutti gli impianti nocivi già esistenti e si intervenga con
urgenza in Regione Puglia per modificare il Disegno di Legge “aree
idonee” che non tutela sufficientemente il territorio, la salute e il
futuro di tutti i salentini.
Il resto sono solo chiacchiere".