“Lecce ospiterà una delle otto Porte della Speranza, volute dal Vaticano, che saranno realizzate in altrettante città italiane. E sarà costruita davanti alla Casa circondariale di Borgo San Nicola”. Lo ha anticipato il sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone, intervenendo nel convegno "La vita in carcere: istituzioni a confronto" che si è tenuto il 20 ottobre a Palazzo Carafa. È stata l'occasione, per Maria Mancarella, garante dei diritti delle persone private della libertà personale, di presentare la relazione sull'attività svolta tra aprile 2023 e giugno 2025.
Tra gli aspetti critici riguardanti la vita in carcere esaminati dalla professoressa Mancarella, il sindaco ha evidenziato quello del sovraffollamento, della salute mentale dei detenuti, dei loro rapporti affettivi, del lavoro in carcere e fuori dal carcere. “Le richieste di lavoro da parte di ex detenuti sono motivo di afflizione quotidiana, per me - ha detto il sindaco Poli Bortone - Così come lo è l'aspetto della formazione. Mi piacerebbe, per esempio, coinvolgere, se possibile, i detenuti, nel progetto di un presepe vivente che vorrei realizzare in occasione del prossimo Natale. Potremmo farlo con la collaborazione di Ama (Accademia mediterranea dell'attore), realizzando anche laboratori di falegnameria, di sartoria. Prevedere, magari, un'offerta volontaria all'ingresso potrebbe essere utile a destinare il ricavato alla formazione, o a borse di studio per i detenuti”.
La dottoressa Ida Cubiciotti, del Tribunale dei minori, ha fatto sapere della prossima creazione di un nuovo Istituto penitenziario minorile a Lecce, alla luce dell'insufficienza del "Fornelli" di Bari per la realtà regionale. “Questo però purtroppo è un fatto negativo - ha considerato - Sta a significare che lo Stato sta fallendo e che bisogna rivedere in chiave sociologica il nostro intervento”.
La direttrice della Casa circondariale di Lecce, Maria Teresa Susca, ha spiegato che “stiamo intervenendo per garantire la sicurezza e il rispetto delle regole in carcere. Ma, per esempio, una delle criticità è quella di collocare i detenuti che in carcere non dovrebbero stare, quali i malati psichiatrici, o i malati terminali che non hanno riferimenti sul territorio. C'è poi il problema della carenza di organico del corpo di polizia penitenziaria, che le nuove assegnazioni però non riescono a risolvere. Quanto al sovraffollamento, c'è da dire che circa 600 degli attuali detenuti potrebbero, in astratto, godere di misure alternative alla detenzione. Questo significa pensare alla necessità di trovare un lavoro, e in questo senso stiamo valutando la possibilità di un protocollo con Arpal Puglia. Il punto è che è necessaria la sinergia di tutte le istituzioni del territorio”.
“Occorre fare rete - ha insistito il procuratore della Repubblica di Lecce, Giuseppe Capoccia - Circa 600 persone che potrebbero stare fuori dal carcere significa alleggerire la pressione di un terzo dell'attuale popolazione carceraria. Dobbiamo provarci, anche se poi, magari, non sarà facile. Anche perché, non lo nego, le istituzioni non sempre fanno il loro dovere. L'unica vera dinamica che funziona è quella che riguarda le tossicodipendenze: le comunità terapeutiche funzionano. E per questo, sul nostro territorio, devo ringraziare padre Mario Marafioti e tutti gli operatori della Comunità Emmanuel. Alle istituzioni dico: non creiamo ostacoili là dove la legge consente la possibilità di percorsi extracarcerari. La proposta che qui posso fare è quella di un Protocollo tra il Comune e gli Uffici giudiziari a partire dalla Corte d'appello, per facilitare lavori di pubblica utilità negli Uffici giudiziari. Sicuramente un modo per fare sentire, chi sta scontando una pena, parte delle istituzioni, parte dello Stato”.